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Visualizzazione dei post da gennaio, 2013

Il boiaro, letto da don Olivo Bolzon

Imbattersi in un titolo del genere, produce istantaneamente curiosità. Immette in un ambiente di sogno e suscita il desiderio di immergersi in quel paesaggio d’incanto. Per un veneto come me, le condizioni di vita dei servi del Boiaro richiamano quelle dei nostri contadini che all’inizio del secolo scorso vivevano tutto l’inverno nella stalla. Per la mungitura il mattino presto e nella prima serata. Poi fatte le pulizie e preparato l’ambiente per il filò si riunivano per quella che era una scuola degli adulti che contemplava notizie del giorno, racconti trasmessi di generazione in generazione, e preghiera in clima di serenità e comunione. Così ci si inoltra nella lettura e si scopre immediatamente una vaga parentela, la nostra fanciullezza era più vicina a quei poveri cristi che sopravvivevano a malapena che al Boiaro. Erano sfruttati come i nostri contadini, le loro rabbie in corpo di tanto in tanto esplodevano motivate dal senso di oppressione, dal degrado sociale